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Mercato del lavoro e Servizi per l'impiego in provincia di Ravenna - Anno 2013

24-06-2014

Pubblicato il Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro a cura del Settore Formazione, Lavoro e Istruzione della Provincia di Ravenna

L'anno 2013 anche a Ravenna, come nel resto d'Italia, è stato un anno difficile per l'economia e il mercato del lavoro della provincia. La crisi economica esplosa a fine 2008, continua ad evidenziare forti elementi di criticità. In provincia di Ravenna, a partire dal primo semestre 2010, vi è stata una leggera ripresa della domanda di lavoro che si è protratta in modo altalenante fino alla fine del 2011. Al contrario gli anni 2012 e 2013 hanno segnato una progressiva diminuzione degli occupati che ha portato per tutto il 2013 ad un valore negativo dell'occupazione.

Analizzando i tassi rilevati nell'ultimo decennio, come emerge dalla rilevazione delle forze di lavoro ISTAT, vediamo che il tasso di disoccupazione è passato dal 4,3% del 2004 al 3,4% del 2008, anno di inizio della crisi, per salire poi progressivamente fino al 2013 (9,9%). L'aumento interessa sia i maschi che le femmine.
Il tasso di occupazione nell'ultimo decennio è variato da un valore minimo nel 2004 (66,9%) a uno massimo nel 2007 (71,9%), per oscillare poi negli anni successivi fino a raggiungere nel 2013 i valori minimi del 2004 (66,6%).

Anche i dati rilevati dal Centro dell'impiego evidenziano una variazione degli occupati nell'anno 2013 in peggioramento.
- Sono i lavoratori stranieri che manifestano le maggiori difficoltà.
- Rimangono sostanzialmente stabili i contratti a tempo indeterminato (1,3% l'incremento medio annuo), mentre risultano in forte calo quelli con contratto a tempo determinato (-14,4%). Questo dato, apparentemente in contraddizione rispetto ad un andamento congiunturale negativo, trova le sue ragioni nella variazione normativa che ha trasformato il contratto di apprendistato in un contratto a tempo indeterminato.
- Sono in aumento gli occupati con contratti a tempo parziale (6,6%), anche se la variazione media annua risulta di entità più modesta rispetto all'anno 2012 (10,0%). In ulteriore calo gli occupati a tempo pieno, la cui variazione media annua passa da -1,2% del 2012 a -4,2% del 2013.

Analizzando l'andamento degli occupati a livello di macrosettori si può notare che tutti i settori risultano in affanno nell'anno 2013 e presentano una variazione tendenziale negativa.
Dal I trimestre 2012 l'industria ha visto progressivamente ridurre il numero di occupati. Solo l'ultimo trimestre 2013 ha fatto registrare un rallentamento della variazione negativa: -1,2% contro -1,9% del III trimestre.Si aggrava la recessione del comparto costruzioni. In lieve miglioramento il terziario, che, pur mantenendo un segno negativo, passa dal -2,6% del II trimestre 2013 a -0,9 del IV.

Le persone fisiche avviate nel 2013 sono in calo rispetto al 2012. Si tratta del valore più basso dall'inizio della crisi. Sono le donne che vedono maggiormente ridotte le occasioni di assunzione (-10,5%). Per quanto riguarda la fascia d'età si può evidenziare che, in analogia agli anni precedenti, la classe che presenta valori più alti è quella compresa fra i 30 i 40 anni (30,4% sul totale), seguita da quella fra i 41 e i 54 anni (30,3%). Gli over 55, infine, rappresentano il 9,3% delle assunzioni. Analizzando le variazioni nelle diverse fasce di età si può rilevare che, nel 2013, è la fascia giovanile sotto i 30 anni che si riduce.

Più della metà delle assunzioni di lavoratori sotto i 30 anni interessano contratti di lavoro a tempo determinato. Le mansioni che hanno interessato i giovani sotto i 30 anni sono per il 39,7% professioni non qualificate (nel 2012 erano il 35,1%) e per il 35,5% quelle qualificate nei servizi (38,9% nel 2012).Disaggregando per fasce d'età si può notare che l'incidenza di queste due mansioni, tradizionalmente legate anche alla stagionalità, risultano maggiori nella fascia sotto i 25 anni (78,2% contro 71,8% della fascia 25-29).

 

In generale i tre quarti delle assunzioni avvengono con qualifiche riferite a soli due gruppi professionali; infatti quasi la metà delle assunzioni riguarda "professioni non qualificate" (43,0%), mentre le "professioni qualificate nel commercio" risultano poco meno di un quarto (24,1%). Disaggregando il dato per genere vediamo che le professioni non qualificate coinvolgono più della metà delle assunzioni di uomini , viceversa le assunzioni di professioni qualificate nel commercio interessano in misura maggiore le donne (31,7% contro 17,7% degli uomini).

 

In provincia di Ravenna le assunzioni che riguardano i cittadini stranieri sono state il 33,3% del totale, in calo rispetto al 2012 (34,6%), ma in aumento rispetto al 2008 (31,2%).
I lavoratori comunitari costituiscono il 52,1% degli stranieri. Il 61,1% di donne straniere assunte proviene da Paesi comunitari, mentre più della metà degli uomini (54,7%) ha una provenienza extracomunitaria. Fra i lavoratori comunitari le assunzioni interessano in misura prevalente lavoratori di nazionalità romena (14.660) e polacca (1.967), fra quelli extracomunitari sono più numerosi gli albanesi (4.436), i marocchini (2.156) e i senegalesi (2.143). Disaggregando il dato per genere, oltre ad una significativa presenza di donne romene e albanesi, abbiamo molte assunzioni che interessano donne polacche (1.107) e moldove (836). Le assunzioni maschili interessano in misura maggiore romeni (7.495), albanesi (2.837), senegalesi (1.950), marocchini (1.664). Rispetto all'anno 2012 risultano in calo le assunzioni che riguardano i lavoratori romeni (-11,6%) e i polacchi (-11,1%): si tratta soprattutto di donne.
Il 73,3% delle assunzioni che interessano lavoratori stranieri è con contratto a tempo determinato, il 10,6% a tempo indeterminato.
Il 62,1% dei lavoratori stranieri viene avviato in professioni non qualificate, seguono le professioni qualificate nel commercio (22,0%) e gli operai specializzati (9,0%). Il 65% delle assunzioni che riguardano lavoratori stranieri interessano comparti a forte stagionalità: agricoltura (44,2%), servizi di alloggio e ristorazione (20,0%).

 

Il peggioramento dell'andamento congiunturale negativo per l'anno 2013, ha portato ad un significativo aumento delle persone in stato di disoccupazione.
La metà delle persone in stato di disoccupazione al 31/12/2013 ha oltre 40 anni (50,1%), quelli nella fascia 30-40 sono il 29,7%. I giovani con meno di 30 anni sono il 20,2%. È proprio la fascia giovanile che registra l'incremento maggiore rispetto al 2012, quando i giovani sotto i 30 anni erano il 18,1% delle persone in stato di disoccupazione.
Passando ad analizzare i titoli di studio, le persone in stato di disoccupazione solo con l’assolvimento della scuola dell’obbligo o senza alcun titolo sono il 39,0% del totale, in calo rispetto agli anni precedenti. Quelle in possesso di diploma di scuola secondaria di II grado sono il 22,4%, quelle con laurea o altro titolo accademico sono il 7,4%.
A fine 2013 i giovani sotto i 30 anni in stato di disoccupazione sono 7.421 e costituiscono il 20,2% del totale dei lavoratori iscritti Sono i maschi che sembrano subire maggiormente gli effetti della disoccupazione (21,8% nel 2008 contro 22,3% del 2013), mentre le femmine passano dal 20,2% del 2008 al 18,7% del 2013.Fra i giovani disoccupati risulta più elevata la presenza di lavoratori stranieri (37,3% contro 34,0% dei disoccupati totali).Si tratta di un dato che, però, va preso con cautela in quanto, specialmente nella fascia 25-29, potrebbe risentire della variazione normativa che ha coinvolto i beneficiari di ammortizzatori (L. 92/2012). Il 29,6% dei giovani disoccupati possiede un diploma di istituto superiore, tale percentuale sale al 34,4% nella fascia sotto i 25 anni.I laureati costituiscono l'8,4% dei disoccupati sotto i 30 anni, nella fascia fra i 25 e i 29 anni sono il 12,6%.La conferma di una maggior scolarizzazione dei giovani sotto i 30 anni si ricava anche dal numero di persone che hanno completato l'obbligo scolastico; infatti circa una quarto dei giovani è in questa condizione (25,4%), mentre fra i disoccupati totali raggiunge più di un terzo (37,2%).

 

Il peggioramento della congiuntura economica dal 2008 ad oggi, trova riscontro anche nel numero di DID.

 

Il perdurare di una congiuntura negativa si è inevitabilmente riflessa, dopo un periodo di utilizzo degli ammortizzatori sociali, nell'aumento delle persone iscritte in lista di mobilità.
La fascia più rappresentata è quella compresa fra i 41 e i 54 anni con il 47,9%.
Analizzando la serie storica delle presenze di lavoratori in mobilità nei diversi comparti risulta evidente l'impatto della crisi economica. Nel 2009, anno in cui si manifesta nel nostro territorio la prima fase della crisi, sono i comparti manifatturiero e delle costruzioni ad essere maggiormente colpiti ed infatti nel 2011 il 71,8% dei lavoratori proviene da aziende del comparto manifatturiero. Successivamente la crisi ha coinvolto tutti i comparti e i dati 2013 ne danno evidenza.

 

Anche il ricorso agli ammortizzatori sociali nel 2013 in provincia di Ravenna risulta in aumento rispetto all'anno 2012. Si tratta del valore più alto dal 2010. A livello regionale invece le ore complessive, pur in aumento rispetto al 2012, risultano in calo se rapportate al 2010. L'aumento in provincia di Ravenna è determinato, quasi esclusivamente, dalla CIG in deroga che dal 2010, fatta eccezione per una leggera flessione nel 2011, è progressivamente aumentata; sostanzialmente stabile la C.I.G. straordinaria, in calo quella ordinaria.

Mercato del lavoro e Servizi per l'impiego in provincia di Ravenna - Anno 2013

Mercato del lavoro e Servizi per l'impiego. Anno 2013 - Allegato Statistico