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La congiuntura economica in provincia di Ravenna 2019. Gli effetti del Covid-19 ad aprile 2020.
Elaborazione: Provincia di Ravenna - Servizio Ricerca ed Innovazione Statistica.
Nel corso del 2019, il sistema produttivo della provincia di Ravenna, nonostante un contesto internazionale e nazionale in rallentamento ed il permanere di alcune criticità, è riuscito a realizzare performance in linea con quelle regionali e migliori di quelle medie nazionali, con indicatori in crescita. Secondo gli scenari di previsione di Prometeia e del sistema camerale (elaborati sulla base dei dati di aprile 2020), infatti il 2019 si è chiuso con una buona capacità di reazione: la crescita stimata del valore aggiunto, cioè della ricchezza prodotta, per la provincia di Ravenna è stata pari a +0,3%. Quasi tutti i settori ne hanno beneficiato, anche se con diverse intensità; in particolare il settore delle costruzioni con una crescita del valore aggiunto settoriale pari a +6,7%; a seguire, il composito settore dei servizi che è cresciuto del +0,3% e l’industria manifatturiera (+0,2%). L’unica eccezione è rappresentato dal valore aggiunto dell’agricoltura, in calo del -6,5%. Questo il contesto precedente alla crisi dovuta al Covid-19.
Per il 2020, data l’emergenza sanitaria del Coronavirus, invece lo scenario si presenta molto difficile e, in un’ottica più ottimistica, con dati in recupero nel 2021. Secondo le previsioni di Prometeia per il 2020 per la provincia di Ravenna è attesa una diminuzione del valore aggiunto complessivo, rispetto al 2019, pari a -6,4%. Tutti i settori ne risentiranno, a cominciare dall’industria (-12,7%), a cui si accompagna l’edilizia (-9,2%); a seguire il calo del valore aggiunto agricolo (-4,5%) e del valore aggiunto del settore dei servizi (-4,3%).
In diminuzione risulterà anche il valore aggiunto per abitante: si passerà dai 29.000 Euro del 2019 ai 27.200 Euro di ricchezza procapite nel 2020.
Passando alla disamina del mercato del lavoro, prima del Covid-19, nel complesso l’anno 2019 è stato caratterizzato da un aumento dell’occupazione e da un calo della disoccupazione, a cui si è associata una diminuzione del numero degli inattivi. Gli occupati aumentano di circa 4.000 unità, pari a 2,3%, mentre i disoccupati si riducono di 2,2 mila unità, pari al -20,5%, in termini di variazione percentuale. Le persone in cerca di occupazione scendono a 8 mila con un ulteriore decremento del tasso di disoccupazione stimato al 4,6%. Anche il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni); cala di ben nove punti percentuali, passando dal 29,1% del 2018 al 19,9% Questi i risultati principali del quadro confortante che però verrà stravolto dagli effetti dell’emergenza globale generata dal Coronavirus e dalle conseguenze che deriveranno sull’economia e sul mercato del lavoro. Dalle proiezioni di Prometeia, si evince infatti, una netta inversione di tendenza, che comporterà una lieve flessione delle forze di lavoro, una netta riduzione degli occupati (-1,7 per cento) ed un deciso aumento del tasso di disoccupazione (pari a 7,1%).
Per quanto riguarda le esportazioni, il dato a consuntivo pre-Covid del 2019 mostra per la provincia di Ravenna ancora un buon incremento annuo. Le esportazioni sono salite a 4.608,9 milioni di Euro, proseguendo la performance positiva ed arrivando ad un valore mai raggiunto in passato; in termini relativi, la crescita è stata pari ad un incremento del +4,5%, rispetto all’anno precedente. La caduta del commercio mondiale avrà pesanti riflessi e questa variabile, secondo le previsioni di Prometeia, subirà un duro contraccolpo ed i primi a risentirne ed a essere maggiormente esposti saranno proprio le regioni ed i territori a maggior vocazione export: il 2020 infatti dovrebbe chiudersi con un calo delle esportazioni complessive della provincia di Ravenna pari a -11,1%, rispetto al 2019.
A fine 2019, la situazione si presenta non del tutto rosea per il porto di Ravenna (fonte: Autorità portuale di Ravenna) in cui la movimentazione dell’anno (pari a 26.256.248 tonnellate di merce) risulta in calo rispetto al 2018 (-1,6%): in flessione gli sbarchi (-1,8%), mentre pressoché stabile il dato relativo agli imbarchi (+0,5%) tonnellate. In diminuzione la movimentazione dei prodotti metallurgici (la crisi del settore dell’acciaio e la situazione dello stabilimento Ilva di Taranto potrebbero avere inciso sull’approvvigionamento di tali prodotti nell’arco dell’anno 2019), e in quelli da costruzione. In linea la movimentazione del comparto agroalimentare (derrate alimentari e prodotti agricoli). Positivo il traffico contenitori, in diminuzione il numero dei trailer (3,6%). Positivo il traffico ferroviario del 2019 che con 3.566.129 tonnellate riportava il proprio record storico.
Diversa la disamina dei primi quattro mesi del 2020 in cui la movimentazione ha subito un calo del -17,0%: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: gli sbarchi pari a 6.171.126 del -18,2%, gli imbarchi pari a 1.072.532 del -9,4%. Analizzando le MERCI PER CONDIZIONAMENTO: risultano in calo sia le merci secche (rinfuse solide e merci varie) (-19,6%), che le merci inutilizzate, che i prodotti liquidi (-10,5%.) Il COMPARTO AGROALIMENTARE (derrate alimentari e prodotti agricoli), con 1.413.519 tonnellate di merce, ha registrato un calo dell’11,3%. La contrazione riguarda soprattutto i beni di prima necessità destinati al commercio, ovvero i cereali, il grano e il mais (passati da 570.748 a 173.788 tonnellate, in calo del 69,6%), che hanno risentito sia della minore domanda causata dalla chiusura della ristorazione e dell’assenza di turisti, sia dell’accumulo di scorte alla fine dello scorso anno.I MATERIALI DA COSTRUZIONE, con 1.248.574 tonnellate movimentate, hanno registrato una flessione del 18,5%, da imputarsi principalmente al calo delle materie prime per la produzione di ceramiche del distretto di Sassuolo (-232.284 tonnellate; -17,3%). In calo anche i PRODOTTI PETROLIFERI (-15,7%) e i CHIMICI LIQUIDI (-16,0%).I PRODOTTI METALLURGICI riportano una netta riduzione del -26,8% (secondo Federacciai, ad aprile il lockdown ha portato la produzione italiana di acciaio a livelli minimi). Di sollievo per il Porto di Ravenna (il primo Porto italiano di importazione extra UE di prodotti siderurgici e tra i principali europei) la proposta della Commissione di aumentare del 3%, dal 1 luglio 2020, le quote annuali di importazione extra UE per tutti i prodotti, nonostante le richieste di Eurofer, del Governo italiano e del sindacato europeo IndustriAll che chiedevano, al contrario, una riduzione delle quote del 75%, da Paesi Extra UE per rispondere alla crisi determinata dal Covid-19.
L’annata turistica ravennate (fonte: Regione Emilia-Romagna) a fine 2019 registra 1.552.891 arrivi, stabili rispetto all’anno precedente (+0,1%) e 6.576.896 presenze, in flessione dell’-1,5%. La permanenza media risulta leggermente in calo rispetto all’anno 2018 e pari a 4,2 notti (4,1 per i turisti italiani, 4,7 per gli stranieri). Confermato il bacino della domanda turistica: maggiore la quota di turisti italiani (82% degli arrivi e 79% delle presenze) rispetto a quella degli stranieri. Caratterizzato dal turismo di prossimità: Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana restano le regioni da cui provengono i flussi turistici più consistenti. E’ evidente come l’emergenza sanitaria comporti pesanti ripercussioni sia presenti che future sul comparto turistico-alberghiero. Il 2020 era iniziato portando con sè dati nettamente positivi, come ad esempio il mese di gennaio in crescita del 20,2% negli arrivi e del 16,1% nel computo presenze. Questo incoraggiante andamento, seppure contestualizzato ai numeri relativamente ridotti e tipici del periodo invernale, veniva poi confermato anche nel mese di febbraio (in particolare nelle prime tre settimane su cui non ha impattato l’epidemia). Purtroppo con l’esplosione del fenomeno Covid-19 (con la conseguente adozione dei dovuti decreti per contrastare la diffusione del virus e tutelare la salute pubblica) ha avuto un impatto devastante su tutto il comparto, impattando drasticamente sul mese di marzo in cui viene riportato un dato pari a -89,8% negli arrivi e -72,1% nelle presenze rispetto allo dello stesso mese dell’anno precedente. Ma, mentre marzo almeno parzialmente ha potuto contare sul movimento dei primi 9-10 giorni del mese (quelli che hanno anticipato il lockdown), aprile che è stato un mese di totale chiusura per 30 giorni su 30, riporta numeri ancor più drammatici con un -99,2% nel computo arrivi e -94,8% in quello presenze.
Infine, (tornando alla disamina degli scenari di previsione di Prometeia e del sistema camerale) anche il reddito a prezzi correnti dovrebbe subire un calo: nel 2020 si prevede un -1% annuo per il reddito disponibile delle famiglie, a fronte dell’incremento stimato invece per il 2019 (+2,4% rispetto al 2018).
Ovviamente gli effetti negativi della recessione che si ipotizza, saranno direttamente correlati alla durata reale dell’emergenza sanitaria che, secondo gli scienziati, non sarà risolvibile in tempi brevi. Poiché siamo di fronte ad una situazione eccezionale, dobbiamo essere inoltre consapevoli che saranno necessarie riletture e revisioni costanti delle previsioni economiche, a fronte di uno scenario grave e, soprattutto, in continuo mutamento. Saranno cruciali l’evoluzione della pandemia ed i tempi per la disponibilità di cure e vaccini; nonché la capacità politica, monetaria e fiscale per fronteggiare la recessione.
Fonti:
Camera di Commercio di Ravenna – Osservatorio economico provinciale
Regione Emilia-Romagna – Statistiche turistiche - Dati ed elaborazioni periodiche